martedì 9 marzo 2010

Le vecchie e nuove povertà/2



L’economia campana si trova ad affrontare gli effetti della crisi partendo da condizioni di debolezza strutturale particolarmente acute nel comparto industriale: nell’attuale decennio la produttività del lavoro nell’industria è rimasta inferiore di oltre il 20% rispetto a quella delle regioni del Centro-nord e di circa l’8% in confronto alle altre regioni meridionali; la dimensione media degli stabilimenti, in termini di occupati, supera di poco i due terzi del già basso dato nazionale.
La provincia di Napoli resta – fra le dodici più grandi dell’Italia – quella dove il tasso di occupazione è il più basso (39,8%) e in calo maggiore rispetto all’anno precedente (-1,3) e dove il tasso di disoccupazione (14%) è secondo solo a quello di Palermo (17,1%). Sempre nella provincia di Napoli solo una donna in età di lavoro su quattro (24,2%) è occupata, mente il tasso di disoccupazione femminile è pari al 18%.
E'evidente che a Napoli, e più in generale nel Mezzogiorno, sta avvenendo un depauperamento complessivo della struttura sociale ed economica molto preoccupante. Il fatto che il calo di occupazione non si riversi nella crescita della disoccupazione ci indica ad esempio che gli armonizzatori sociali al Sud sono probabilmente meno utilizzati e che la perdita di lavoro sta investendo in misura maggiore che altrove una popolazione occupata precariamente che non ha maturato i requisiti di accesso alle indennità di disoccupazione. Il peggioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro si accompagna ad una situazione di elevata povertà sia assoluta sia relativa.
Per quanto riguarda quest’ultima, in Campania nel corso degli ultimi anni il tasso di povertà non è mai sceso al di sotto del 20%.Se si considerano alcuni indicatori ormai ampiamente usati a livello europeo per lo studio della povertà quali la difficoltà di acquistare generi alimentari, di pagare le bollette o di affrontare una spesa imprevista, si osserva come una quota elevata di famiglie napoletane ha una capacità di risparmio molto limitata e non riesce a soddisfare bisogni essenziali. Rispetto alle principali città italiane, Napoli presenta la più alta incidenza di disagio alimentare, difficoltà di sostenere spese per la casa (incluso il pagamento delle bollette) e di coprire il costo delle spese mediche.

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